0ggi, 4 aprile, ricordiamo la scomparsa, di Martin Luther King, il più giovane Premio Nobel per la pace, della storia, campione potente e instancabile dei diritti civili, viene assassinato a Memphis (Tennessee).
L'omicidio ha un colpevole che per anni si professa innocente, e ancora oggi non è chiaro se si è trattato del gesto di un difensore della razza bianca o di una cospirazione e, nel caso, chi fosse coinvolto.
Quel giorno MLK è a Memphis, dove aveva partecipato alla manifestazione del 28 marzo dov'era stato ucciso, durante gli scontri con la polizia, un giovane afroamericano di 16 anni: MLK aveva tenuto lì diversi discorsi - l'ultimo il 3 aprile.
Alle 18:01, sul balcone della sua stanza d'albergo è raggiunto da un colpo di fucile, un arma di precisione rinvenuta il giorno dopo, che poi si disse partito da una stanza dell'albergo di fronte. La sua iconica frase “ I have a dream” riecheggia nella storia fino a fermarsi in questa epoca. Guardiamo con disprezzo quegli anni lontani, ponendoci un interrogativo comune:” come può esserci tutto quest’odio?”. La storia è ciclica, basti pensare a venti anni prima dell’assassinio di Martin Luther king, in che stato era l’essere umano. La storia è cieca, leggiamo le pagine di vecchi libri impolverati, guardiamo video, abbiamo date segnate in rosso sul calendario per riattivare la memoria, che dura giusto 24 ore, ma poi torniamo sempre a commettere gli stessi errori. I have a dream, è un utopia fatta di classi dirigenti con il bastone da non vedenti, è un ipocrisia fatta di storie su instagram strappa lacrime, è la libertà di danzare come Isadora Duncan ma subendo 150 frustate. I have a dream. Which dream?
Tommaso Di Polidiro