Berlusconi è morto. No, non è un film, eh no, non è neanche il titolo di una canzone di qualche cantautore impegnato, gucciniano. Berlusconi è morto. Una frase utopistica che non avremmo mai pensato di dire. I social sono impazziti, le televisioni di tutto il mondo anche, pronti a mandare in onda speciali ad arricchire il palinsesto. “ Purché se ne parli”, iconica frase di Oscar Wilde a racchiudere la vita intera del Cavaliere. Niente musichette tristi , non renderebbero giustizia alla vita cheha condotto, invece, Berlusconi si avvicina a quei tormentoni estivi, che magari non ti piacciono, ma che ti entrano in testa e li canticchi, in macchina, quando sei da solo, mentre aspetti il verde. Ci sono stati tanti Berlusconi, ha indossato diverse maschere, Pirandello sarebbe stato fiero, ma rispetto al capolavoro dello scrittore siciliano, Berlusconi si ritrovava in tutte queste senza subire l’alienazione o lo spaesamento delle diverse personalità e campi che toccava. Berlusconi è diventato un marchio di fabbrica per l’Italia, quel tanto agognato “made in italy” lo ha rappresentato appieno:”ironia, inventiva, mafia, tette e calcio”. Berlusconi lo sapeva e lo ha portato ai massimi livelli. È il riassunto di come siamo visti fuori confine. Indimenticabili le battute, le barzellette, che non ti aspetti da un capo di stato, ma che agli occhi degli elettori lo facevano diventare uno di famiglia, nel bene o nel male, così è stato per tutti.
In questi cinquant’anni, ogni giorno, abbiamo avuto contatti con lui, diventando una figura di costume. Una nuova maschera della commedia dell’arte, come Arlecchino e Pulcinella, riconoscibile e tangibile, a cui molti scrittori, giornalisti, registi e comici hanno attinto come unica fonte inesauribile. Togliete Berlusconi a Travaglio, cosa rimane? Berlusconi a Luttazzi? Persone che si sono guadagnate lo stipendio parlando e vivendo esclusivamente in base a ciò che faceva lui, lo guardavano, come quando nelle cene c’è l’amico estroverso, con il quale ti fai grasse risate e che quando non c’è l’assenza si sente. Può piacere o no, ma una cosa è certa: è salito sul piedistallo, che magari lui stesso si è costruito, per stare fianco a fianco alle icone che hanno cambiato l’Italia. Un gigante, un megalomane che ha fatto di quest’ultima la sua forza e al tempo stesso la sua debolezza. Berlusconi è un dittico che si guarda negli occhi, è uguale e contrario a se stesso, incarna l’italiano medio senza esserlo.
C’è chi ha riso grazie a lui e la sua tv, chi ha sognato nelle notti calcistiche, chi lo ha combattuto, chi è stato censurato o chi gli ha tirato una statuetta. Questa molteplicità di sentimenti solo in pochi sono stati in grado di suscitarla. Silvio Berlusconi è morto, e a tutti, in fin dei conti, dispiace.
Tommaso Di Polidoro